Gioca sano non d'azzardo

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dal 24 maggio 2024 

Venerdì 24 Maggio 2024, in occasione della Giornata Mondiale dedicata al Gioco Sano che si celebra ogni anno il 28 Maggio, l’Equipe per la Cura e la Prevenzione del Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) di ASUGI, insieme alla cooperativa Duemilauno Agenzia Sociale, promuovono un evento teatrale aperto a tutta la cittadinanza.

Le persone interessate sono invitate, a titolo gratuito, ad assistere alla rappresentazione “Topi d’Azzardo” della regista Barbara Sinicco, con la partecipazione di Michela Cembran e Simone Starc, che si terrà presso la Casa della Musica alle ore 20:30.

Seguirà un dibattito con gli operatori del Dipartimento delle Dipendenze e tutti i portatori di interesse.

Il gioco è una attività universale che interessa non solo tutti gli esseri umani, ma anche molte specie animali. Il gioco è una attività che oltre ad essere piacevole e gratificante, è anche strutturante, cioè aiuta la maturazione e l’acquisizione di importanti capacità personali e sociali. Esistono diverse categorie di giochi: giochi competitivi come gli sport, i giochi di ruolo, giochi il cui scopo è stimolare sensazioni psicofisiche di eccitamento.

Il gioco d’azzardo è un gioco in cui la fortuna è predominante e che prevede una scommessa, una puntata in denaro o in altri valori. Il termine azzardo significa “attività rischiosa”: nel gioco d’azzardo l’elemento casuale è fondamentale mentre l’abilità conta poco o nulla, e da ciò origina il rischio. Al contrario, se la componente casuale fosse marginale non saremmo di fronte ad un gioco d’azzardo, bensì di abilità.

Il gioco d’azzardo è in grado di indurre cambiamenti dello stato mentale e fisico delle persone, ad esempio è stimolante ed eccita sul lato psicofisico il giocatore.

I giochi d’azzardo possono essere esclusivamente fondati sulla fortuna (la roulette, i dadi, le slotmachine, le lotterie, il Gratta e Vinci) oppure possono prevedere una certa quota di abilità (molti giochi di carte). Le aziende che producono e forniscono i giochi eliminano il più possibile la componente di abilità perché ciò garantisce guadagni più elevati e soprattutto prevedibili.

Ma allora che cos’è il gioco d’azzardo patologico?

Secondo le attuali definizioni mediche, con il termine di gioco d’azzardo patologico si intende un comportamento di gioco persistente, ricorrente ed inadeguato caratterizzato da eccessivo coinvolgimento in termini di tempo, denaro e spazio mentale occupato dal gioco, bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere eccitazione ed euforia, tentativi ripetuti di ridurre o smettere di giocare, irrequietezza o irritabilità quando si tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo, bisogno di giocare d’azzardo per alleviare sentimenti negativi come colpa, ansia, depressione, tornare a giocare dopo aver perso nel tentativo di recuperare le perdite, mentire ai membri della famiglia o ad altri per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo.

Inizialmente, durante le prime fasi di sperimentazione del gioco, il giocatore ha la netta impressione di vincere, di essere abile nel gioco e in un periodo fortunato: ciò lo incoraggia ad aumentare sia la frequenza delle giocate che il denaro scommesso. L’impressione di vincere è per lo più causata da una percezione selettiva: si tiene conto soprattutto degli esiti positivi e non di quelli negativi.  Prima o poi il giocatore si rende conto che sta perdendo denaro. Avendo vissuto il periodo precedente come caratterizzato dalla abilità e dalla fortuna, questa volta interpreta le perdite come un fallimento personale e come un voltafaccia della sorte. Qualche volta arriva a sospettare che i giochi siano stati truccati al fine di fargli perdere i suoi soldi. Le perdite sono ormai diventate significative e il coinvolgimento eccessivo nel gioco viene nascosto ai familiari. Il giocatore si convince che deve rientrare di tutte le perdite per poi dare un taglio netto al gioco: tende allora a tornare a giocare per rifarsi, ma sul piano pratico il buco economico si allarga sempre di più perché nel gioco d’azzardo resta il fatto che più si gioca, più si spende.

Il soggetto diventa ansioso, insonne, inappetente, irritabile, evita i contatti con i familiari e gli amici, si chiude nel silenzio. Può sviluppare vere e proprie patologie da stress, come la gastrite, l’ulcera, l’ipertensione, l’infarto di cuore. Può iniziare a indebitarsi con amici, parenti, banche, società finanziarie, in qualche caso anche con gli strozzini. La vita ormai è profondamente incentrata sul gioco e sul procurarsi denaro.

Sopraggiunge quindi la fase della disperazione: il giocatore è angosciato e disperato per la situazione economica, ma continua ad illudersi di potersi rifare con una vincita grossa. La disperata ricerca del colpo grosso è l’unica cosa che gli da la tenue speranza di risolvere i suoi problemi, e qualcuno arriva al punto di compiere reati pur di procurarsi denaro per giocare. Compaiono pensieri di suicidio e qualche volta il tentativo di farla finita viene compiuto realmente. Nonostante la consapevolezza che non sia più possibile recuperare le perdite, il soggetto continua a giocare.

Qualche volta il giocatore si convince a chiedere aiuto; qualche volta sono gli stessi familiari che, scoperto il problema, lo costringono a non maneggiare più il denaro e a rivolgersi a qualcuno per essere aiutato ad uscire dal problema.

Alla luce di quanto descritto è possibile definire il  gioco patologico come un problema sociale e sanitario.

Benchè per lungo tempo sia stato considerato un comportamento vizioso di persone dal carattere debole, questo punto di vista è attualmente inaccettabile: oggigiorno ci sono chiare indicazioni che il gioco patologico è una vera e propria dipendenza, ovvero un problema di natura sanitaria e sociale. A supporto di ciò concorrono i risultati di moderne indagini di investigazione delle funzioni del cervello attraverso la radiologia per immagini (PET, Risonanza magnetica) e la determinazione dei livelli di agenti chimici coinvolti nelle funzioni cerebrali. Il sistema nervoso del soggetto con dipendenza da gioco mostra le stesse dinamiche che si rilevano nel cervello delle persone con dipendenza da sostanze. Esiste inoltre una “parentela” tra gioco eccessivo e dipendenza da sostanze: è rilevabile una frequente compresenza di comportamenti di gioco problematico e di abuso di sostanze, soprattutto alcool, negli stessi giocatori e nelle loro famiglie. Un altro elemento importante è la frequente associazione del gioco eccessivo con disturbi di natura psichica quale l’ansia e la depressione, i disturbi bipolari, la tendenza costituzionale all’impulsività, altri disturbi del comportamento. Stati depressivi gravi con pensieri suicidari e rischio di suicidio sono molto frequenti nei giocatori in difficoltà, e richiedono un trattamento specifico.

Oltre ai disturbi di natura sanitaria, il gioco d’azzardo eccessivo si associa a problematiche di tipo familiare e relazionale, isolamento sociale, problemi lavorativi, problemi economici, talvolta anche problemi legali. Si tratta in altre parole di un fenomeno complesso in grado di coinvolgere l’individuo e l’ambiente intorno a lui in modo del tutto simile alle dipendenze da sostanze.

Il Dipartimento delle Dipendenze di Trieste già dagli anni ’90 ha strutturato percorsi terapeutici per giocatori patologici e loro familiari, ma mentre all’inizio le persone affette da problematiche correlate al gioco d’azzardo erano poche e confinate negli ambienti dove era lecito e consueto scommettere (sostanzialmente ippodromi e casinò), negli ultimi anni l’incessante moltiplicarsi dell’offerta di gioco ha coinvolto una fetta sempre più ampia di persone.

Attualmente l’equipe specialistica ha in trattamento 126 persone, prevalentemente uomini adulti, pur rilevando un accesso di una fascia di pazienti  sotto i 25 anni di età. Il gioco d’azzardo è prevalentemente fisico (slot machines, sale vlt presso locali pubblici), al quale si sta progressivamente aggiungendo una sempre più importante quota dedicata al gioco d’azzardo online. Si conferma anche quest’anno un volume di gioco positivo ed in recupero rispetto alla flessione rilevata nel periodo pandemico (+22%).

E’ possibile rivolgersi al centro per la cura del gioco d’azzardo patologico con accesso diretto e gratuito, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.00, oppure prendendo appuntamento telefonico (040.3997375) o via email (dipendenze.legali@asugi.sanita.fvg.it). Qualora venga richiesto, viene garantito l’anonimato. Inoltre non è necessaria l’impegnativa del medico di medicina generale.

Il programma prevede una fase di valutazione da parte dell’equipe multiprofessionale (psicologo, medico, educatore, assistente sociale) e la successiva individuazione di un percorso di cura e riabilitazione in terapia di gruppo o individuale. Viene inoltre fornito supporto alla rete familiare, spesso coinvolta ed altrettanto sofferente quanto il giocatore. Oltra alle conseguenze relazionali, sono altrettanto rappresentati i problemi economici e sociali. Pertanto il giocatore riceve un’accurata valutazione da parte dell’assistente sociale dell’equipe al fine di pianificare strategie per il risanamento dei debiti, di essere riabilitato nella gestione del denaro e ricevere supporto sociale qualora se ne ravveda la necessità. In caso di reati connessi al disturbo da gioco d’azzardo è attiva una fattiva collaborazione con l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UDEPE).

I percorsi di cura hanno una durata variabile a seconda del caso, in media durano due anni e terminano con le dimissioni dal servizio. Successivamente il giocatore ed il suo contesto familiare vengono richiamati per delle visite di controllo a cadenza regolare (1, 3, 6, 12 e 24 mesi). I tassi di remissione del disturbo da gioco d’azzardo a due anni dalle dimissioni regolari sono pari al 100% a fronte di un drop out (abbandono del programma) pari al 5% dei pazienti.

Al termine del percorso o in associazione alla terapia individuale, viene inoltre suggerita la frequentazione di un gruppo di auto aiuto al fine di stabilizzare il mantenimento dell’astinenza e consolidare le strategie di fronteggiamento della dipendenza.