SC (UCO) Radiologia Diagnostica e Interventistica - Sezione 9 - Mammografia e procedure interventistiche mammografiche
Che cos'è?
La mammografia è una particolare tecnica radiologica che, mediante l’impiego di basse dosi di radiazioni ionizzanti consente lo studio morfologico della mammella ed è in grado di rilevare la presenza di lesioni mammarie in fase precoce
Questo esame diagnostico ha subìto un’importante evoluzione nel corso degli ultimi vent’anni nel corso dei quali si è passati dalla mammografia analogica a quella digitale ed infine alla mammografia in Tomosintesi, quest’ultima sempre più diffusa e in grado di aumentare la capacità diagnostica rispetto alle metodiche precedenti. A differenza della mammografia “tradizionale”, la Tomosintesi consente infatti una valutazione più accurata della mammella scomponendone lo spessore in multipli strati: tramite questo accorgimento è possibile diagnosticare quelle lesioni che, a causa del mascheramento dovuto alla sovrapposizione del tessuto ghiandolare, talora possono essere misconosciute specie nei seni caratterizzati da un’elevata densità fibro-ghiandolare. La dose radiogena impiegata nell’eseguire una mammografia, anche nella modalità in Tomosintesi, è estremamente bassa e innocua.
Perché si fa?
La mammografia è un esame fondamentale per la prevenzione del tumore della mammella poiché è in grado di individuare anche lesioni di piccole dimensioni, in particolare quelle di origine tumorale che si presentano sotto forma di opacità nodulari a margini irregolari, micro-calcificazioni polimorfe, oppure aree di distorsione strutturale. La diagnosi precoce di un tumore è l’obiettivo del controllo mammografico in assenza di sintomi: è infatti dimostrato che la maggior parte dei carcinomi mammari diagnosticati in fase preclinica si risolve positivamente. Quando, invece, la scoperta avviene in una fase più avanzata, le possibilità di trattamento e guarigione sono molto più limitate. L’esecuzione della mammografia è indicata, a prescindere dalla presenza di sintomi o di casi in famiglia, dall’età di 40 anni e ciò in funzione del progressivo aumento, da quest’età, dell’incidenza del tumore mammario. In presenza di una importante familiarità (più casi di tumore mammario e/o ovarico in familiari di primo e/o secondo grado), è consigliabile parlare con il proprio medico curante ed eseguire una visita di valutazione del rischio per stabilire la necessità o meno di iniziare controlli strumentali di prevenzione prima dei 40 anni. La cadenza dei controlli dipenderà dalla valutazione del Radiologo e dal grado di densità fibro-ghiandolare che è variabile da soggetto a soggetto. In ogni caso l’intervallo tra una mammografia e la successiva non deve mai essere inferiore ai dodici mesi per motivi di radio-protezione. Nelle donne che hanno una mammella poco densa e che non hanno familiarità per tumore mammario, è indicato l’impiego della mammografia con un intervallo tra i due test di due anni.
Prima dell'esame
La mammografia non necessita di alcun tipo di preparazione. Per evitare di eseguire la mammografia nel periodo ovulatorio, quando generalmente la mammella è molto tesa e spesso spontaneamente dolente, potrebbe essere utile (ma non necessario) organizzare l'esame nel periodo compreso tra il 5 ° ed il 12 ° giorno dall'inizio della mestruazione.
Come si svolge
L'esame dura pochi minuti e viene eseguito dal TSRM (Tecnico Sanitario di Radiologia Medica), con un particolare strumento radiologico chiamato mammografo in grado di proiettare un fascio di raggi X direttamente sulla mammella e di fornirne una valutazione morfologica e strutturale. La tecnica di esecuzione prevede il posizionamento della mammella su di un apposito piano (detettore) e la successiva compressione su di esso tramite una piastra di plastica (compressore): tale compressione, che dura pochi secondi, garantisce l’immobilità della mammella durante l’acquisizione radiografica, indispensabile per ottenere un’immagine di qualità. La compressione della mammella consente inoltre di utilizzare dosi di radiazione più basse in quanto, riducendo lo spessore della mammella, si riduce la dose da erogare. L’esame mammografico standard prevede per ogni mammella l’acquisizione di due proiezioni, una cranio-caudale e una obliqua medio-laterale: in questo modo è garantita la visualizzazione completa dell’organo. La disponibilità di un confronto con eventuali mammografie eseguite precedentemente aumenta l’accuratezza diagnostica in quanto consente di identificare facilmente eventuali variazioni. Allo stesso tempo la stabilità nel tempo di un reperto orienta per la sua benignità e consente di escludere elementi di sospetto.
Dopo l'esame
La mammografia non è solitamente un esame doloroso e si esegue senza l'ausilio di anestesie o sedazioni.
Procedure interventistiche mammografiche
La biopsia guidata stereotassica vacuum assisted della mammella (cosiddetta VAB) è una agobiopsia che viene praticata in anestesia locale, mediante una piccola incisione nella parte indicata; la procedura è controllata dal computer che consente un prelievo multiplo di tessuto mammario quando si sospettano lesioni tumorali su aree di microcalcificazioni o di distorsione parenchimale alla mammografia.
Il sistema computerizzato consente con misurazioni precise (stereotassi) di valutare profondità e posizione dell’ago per un’aspirazione efficace del tessuto che verrà successivamente analizzato in laboratorio.
In caso di terapia in atto con anticoagulanti e/ antiaggreganti, potrebbe essere necessario sospenderne temporaneamente l’assunzione.
La paziente deve essere accompagnata, anche se non è previsto il ricovero, perché gli effetti dell’anestesia e il dolore temporaneo avvertito nella parte interessata non le potrebbero consentire di tornare da sola alla propria abitazione
Le complicanze più comuni associate alla procedura includono sanguinamenti eccessivi, dolore, comparsa di ecchimosi o tumefazione.