Studio sorveglianza COVID-9 fra i 2.323 lavoratori dell’università di Trieste

 giovedì 6 aprile 2023

Appena pubblicato sulla rivista internazionale Vaccines uno studio condotto dall’ unità clinica di medicina del lavoro dell’ università di Trieste (Luca Cegolon e Francesca Larese Filon) sulla sorveglianza COVID-9 dei 2.323 lavoratori dell’ ateneo triestino, valutando anche l’efficacia protettiva dei vaccini COVID-19.

Il personale universitario è soggetto ad interazioni inter-personali a rischio dovuti al contatto stretto e frequente con studenti e colleghi, soprattutto durante lezioni in ambienti sovraffollati. Lo studio, condotto dall’ Unità Clinico Operativa di Medicina del Lavoro di ASUGI e dell’università di Trieste, ha esaminato l’incidenza del COVID-19 nella coorte dall’inizio della pandemia (1 marzo 2020) fino al 2 aprile 2023.

Al fine di riprendere le lezioni in presenza dopo il lockdown della prima ondata COVID-19, l'Università di Trieste ha introdotto una serie di misure preventive per contenere la diffusione del virus, fra cui tempestivo contact-tracing, ventilazione sistematica di tutti i locali, disinfezione delle superficie ed obbligo di indossare la mascherina al chiuso. In ottemperanza al protocollo di sorveglianza del dipartimento di prevenzione ASUGI, il personale dell’Università di Trieste è stato sottoposto a screening per SARS-CoV-2 mediante PCR su tampone nasofaringeo a richiesta del lavoratore, in caso di sintomi compatibili con COVID-19 o per contact-tracing, a seguito di contatto stretto con caso COVID-19 confermato.

I dati hanno dimostrato che l'incidenza del COVID-19 tra il personale universitario era inferiore a quella degli operatori sanitari di ASUGI. Rispetto ai colleghi non vaccinati, l'incidenza cruda era inferiore in quelli immunizzati con la dose booster, mentre il rischio di infezione aumentava solo negli specializzandi di medicina, sebbene limitatamente al periodo Omicron. Dopo l’inizio della campagna vaccinale nazionale contro il COVID-19 (27 dicembre 2020), i lavoratori immunizzati con la dose booster avevano un rischio minore di infettarsi con SARS-CoV-2 sia prima che durante l’ondata Omicron. L'efficacia vaccinale della dose booster era pari al 90% prima rispetto al 63% con la diffusione della variante Omicron, senza differenza significativa tra vaccinazione omologa (tre dosi di vaccini a m-RNA) ed eterologa (prime due dosi di Astrazeneca seguite da una terza dose di vaccino a m-RNA).

In conclusione, le misure di prevenzione e controllo dell’infezione da SARS-CoV-2 messe in atto dall'Università di Trieste si sono dimostrate efficaci a pareggiare il rischio biologico tra il personale amministrativo e quello docente.

 

SSD Comunicazione, URP, Relazioni Esterne e Ufficio Stampa/GC/ss